L’Italia vitivinicola punta sempre di più sul fare affari oltre confine e i dati sono incoraggianti ma la sfida è riuscire anche a ripensare al mercato interno, con formule nuove ed alleanze.
I grandi importatori, USA e GERMANIA sono stimati nel 2021 con una crescita del 2%, statica la Svizzera, ci si aspetta grandi opportunità dal mercato Canada e Giappone, ma è la Cina cui dobbiamo guardare con una previsione in crescita per il biennio 2021/2022 di un forte +6,3%.
L’Italia del vino deve però ripensare al proprio posizionamento all’interno dei confini nazionali. Abbiamo Wine bar, ristoranti ed enoteche che nel post pandemia vanno riscoperti come canali di vendita a valore. Non si può vivere pensando solo al mercato estero o al mercato elettronico. Occorre riappropriarsi della propria distintività anche sul mercato interno, capire che l’unione può fare la forza, mantenere personalità e radicamento nelle abitudini di consumo nostrane.
Resta poi sul tavolo l’eterna sfida, su molti territori, di coinvolgere la rete dei pubblici esercizi sullo scommettere come prima scelta sui vini territoriali come operazione di marketing locale non replicabile: un calice Km 0 è sempre una scelta azzeccata e sorprendente grazie a un’Italia del vino, perlopiù dei piccoli produttori, che sanno imporsi con la loro qualità e con una tradizione che si tramanda ed evolve da generazioni. Il binomio vino/territorio può far bene all’economia del vino, del turismo e dell’Horeca non solo oltre confine.